Cari amici,

con soddisfazione ed anche con una certa vertigine vi penso, tutti, così vicini, nonostante siate inquilini praticamente d’ogni spicchio del mondo. E mentre mi appresto a rivolgervi questo saluto, dalla mia casa virtuale preferita (quella della fondazione che porta il nome del mio compagno per la vita, del vostro amico per la vita), rifletto sul fatto che la primavera, che in queste ore si celebra alle mie latitudini, sia altro se non l’opposto, e viceversa, nell’altro emisfero.

Vorrei, ugualmente, dirvi quanto marzo sia, qui in Italia da dove vi scrivo, un mese in cui la natura, ovunque ricordi e descriva il miracolo della rigenerazione, e dunque la forza della vita. In marzo si allungano le giornate e si allunga anche il respiro dei sentimenti, coinvolti, persino senza volerlo, in questa festa di profumi e colori.

Per casa Bocelli, inoltre, questo mese regala un’agenda ricca di felici commemorazioni, dalla nascita di Virginia alla celebrazione della famiglia, che Andrea ed io abbiamo coronato attraverso l’unione in matrimonio, il 21 marzo di tre anni fa: una promessa, un bacio di fronte a Dio, per suggellare un patto d’amore che da tanti anni avevamo già stretto.

A proposito d’impegni e promesse: da sempre in primavera la vita torna a fiorire, mantenendo le proprie. E se penso alla vita appunto, che scorre, penso all’acqua, che della vita è regista e prima interprete indiscussa. Non a caso, quasi in concomitanza con la nuova stagione, il 22 marzo, si festeggia la Giornata Mondiale dell’Acqua. Non a caso, l’accesso a questo bene primario è nei primi pensieri e nelle azioni più incisive della nostra fondazione, con il ‘Truck’ Project, con la distribuzione di acqua potabile negli slum e la realizzazione delle Water-tower presso le comunità più indigenti di Haiti.

Molte altre cose mi son ripromessa di dirvi: permettetemi di scrivervi dunque con quella semplicità ed anche, temo, dispersività, che caratterizzano il dialogo tra persone amiche, mosse dal desiderio di condividere, piuttosto che d’inanellare sequenze coerenti ed istituzionalmente argomentate.

Mi preme raccontarvi, ad esempio, quanto proceda senza sosta il lavoro legato ai concerti,  e dunque al mestiere di mio marito, ma di conseguenza alle tante occasioni in cui possiamo e vogliamo, anche attraverso l’attività concertistica, essere vicini alla fondazione ed ai suoi progetti.

In confidenza, è di poche ore fa la riproposizione, in famiglia, di una riflessione che Andrea ed io periodicamente facciamo, perché ogni concerto, ogni evento implicitamente la suggerisce: una riflessione che in cuor nostro ricordiamo pressoché quotidianamente… Noi viviamo della gioia e dell’affetto delle persone. Senza, nulla potremmo, nulla di quanto facciamo (anche per il prossimo) potremmo fare. “Prossimo” che tende la mano a noi per primo, con slancio, con amore. E noi, a nostra volta, senza alcun merito particolare, tendiamo poi le nostre mani, forti di quell’affetto. E cerchiamo di essere vicini, per quanto riusciamo, ai nostri fratelli, a coloro che sono stati colpiti da tragedie geograficamente lontane, come le devastazioni dell’uragano Matthew, ma anche alle tante e tristi realtà cui assistiamo “sotto casa”, con nuove e dolorose povertà, da parte di chi magari aveva fatto le scuole insieme a te, ed oggi è sprofondato nel disagio d’una grave indigenza.

Carissimi, c’è una parola che ricorre, nelle comunicazioni ABF, un’espressione che è nella spina dorsale della fondazione… “Empowerment” è termine complesso e ricco di sfumature, ed indica – nella persona come nella comunità – un processo di crescita, il rovesciamento della percezione dei propri limiti e la proiezione verso risultati superiori alle proprie aspettative.

In questi giorni densi m’è toccato con maggior rapidità del consueto misurarmi in situazioni e con interlocutori così diversi (alternando il cappello di manager, di mamma, di moglie d’un personaggio famoso, di esperta ed “attivista” nell’ambito della filantropia). Ebbene, in tante occasioni apparentemente diverse mi è parso di rintracciare un denominatore comune, un filo rosso coerente, proprio nella parola “empowerment”. Concetto che più semplicemente definirei “fiducia”: saper dare fiducia, saper offrire un’occasione, sapere fidarsi delle capacità altrui.

Questo ho pensato, meno di una settimana fa, quando sono stata chiamata a parlare alle Nazioni Unite, nell’ambito dell’evento intitolato Work life (IM)balance” realizzato da “UN Women”. Palco che mi ha dato la possibilità di sottolineare come Andrea per primo abbia realizzato su di me quella straordinaria opera di “empowerment”, dandomi l’occasione per crescere e dimostrare le mie capacità, credendo in me, offrendomi la chance di fortificarmi ed anche di imparare attraverso gli sbagli (che non sono mancati)… Un gesto di fiducia, commisurato certo alle energie disponibili, che implica comunque il rischio d’un fallimento, ma che può contribuire a far crescere, donando piena realizzazione, nuove competenze, nuove abilità, e dunque cultura e, verosimilmente, benessere.

Questo ho pensato e penso, adesso che stiamo entrando nei dettagli della preparazione del “Teatro del Silenzio”, il prossimo grande evento (che ha in serbo straordinarie sorprese!) legato ad ABF. Fondazione che, nel frattempo, sono felice di dirvi come stia crescendo, lentamente ma costantemente: irrobustita anche nel team, con – come in ogni famiglia – un’organizzazione interna sempre più rodata, e con la volontà che ciascuno dei membri possa mettere a frutto al meglio le proprie competenze.

Di tante cose, cari amici, vorrei ancora parlarvi, come l’appuntamento di fine estate con la Celebrity Fight Night italiana, evento – i cui proventi renderanno possibili altri importanti progetti ABF ed aiuteranno inoltre il “Muhammad Ali Parkinson Center” – che quest’anno si svolgerà a Roma e che avrà il suo apice in un concerto al Colosseo che si preannuncia memorabile, con Andrea, Elton John e tanti altri artisti…

Ma di questo ed altro ci sarà tempo per parlare più avanti. Dunque mi fermo. E nella certezza che anche voi, mettendo in combustione amore ed intuizione (sempre preziosa, perché intuire significa sentire con l’anima), propagandiate un processo di empowerment, diate dunque fiducia al prossimo, proprio come l’avete data a noi di ABF, vi abbraccio e vi aspetto, ovunque, nel mondo.

Veronica Berti