«L’acqua è democrazia», così, Nelson Mandela, la cui voce forte e chiara risuona nelle nostre coscienze – a poco più di un quinquennio dalla sua scomparsa – ricordandoci come l’acqua sia «un diritto di base per tutti gli esseri umani perché, senza, non c’è futuro. L’accesso all’acqua è un obiettivo comune, è un elemento centrale nel tessuto sociale, economico e politico del paese, del continente, del mondo».

Ma la realtà con cui fare i conti è quella di un miliardo di persone che soffrono la sete, di intere popolazioni che spendono molte ore, ogni giorno, per raggiungere l’acqua e che, a causa della stessa, contaminata, sovente rischiano la salute se non la vita.

Anche la più visionaria utopia può farsi speranza concreta, a patto che ciascuno di noi si senta mobilitato in prima persona, parte in causa, corresponsabile nel bene e nel male del problema: l’acqua è un diritto umano primario, è il sinonimo più pertinente della vita. Il “World Water Day” anche quest’anno rilancia la sua sfida, nella giornata del 22 marzo, rimarcando il traguardo di un accesso all’acqua per tutti (che è tra gli obiettivi portanti – il “goal 6” – dell’Agenda 2030 adottata nel 2015 dall’ONU).

Per raggiungerlo, è indispensabile che a livello globale si faccia strada una nuova consapevolezza che inneschi un differente approccio, negli atteggiamenti, nelle priorità, nella politica e nella pratica.

L’edizione 2019 della Giornata Mondiale dell’Acqua mette in rilievo un tema cruciale riassunto nello slogan “Non lasciare nessuno indietro” (Leaving no one behind). Si vuole porre l’accento sulle motivazioni per cui, soprattutto in Africa subsahariana, nel Sud-est asiatico ed in America Latina, c’è chi è stato lasciato indietro appunto, e su come l’accesso all’acqua ed ai servizi igienico sanitari e la gestione sostenibile delle risorse idriche possano essere i fattori forti, i driver di una reale inversione di rotta.

Lo slogan evoca un passaggio tratto proprio dalla Risoluzione ONU dell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030): “Mentre ci lanciamo in questo grande viaggio collettivo, promettiamo che nessuno sarà lasciato indietro. Riconoscendo che la dignità della persona umana è fondamentale, desideriamo vedere gli obiettivi e i traguardi raggiunti per tutte le nazioni e i popoli e per tutti i segmenti della società. E faremo il possibile per raggiungere il più lontano possibile

Anche ABF, a partire dal 2013 e dunque poco dopo la sua costituzione, ha intrapreso ad Haiti un progetto espressamente dedicato all’accessibilità all’acqua. Denominato “Water Truck”, da allora si occupa della distribuzione gratuita, sei giorni la settimana e tre volte al giorno, con due camion cisterna, di acqua potabile nello slum di Cité Soleil, la baraccopoli più vasta di Port au Prince. In tal modo viene garantito quotidianamente l’accesso all’acqua potabile a più di 400.000 persone, offrendo così alla comunità locale diverse decine di milioni di litri d’acqua ogni anno, all’interno di una realtà a forte rischio di epidemie, data l’assenza dei servizi igienici fondamentali, a partire dalla rete fognaria, inesistente.

I benefici concreti collegati a tale attività s’allargano esponenzialmente, comportando un sensibile miglioramento delle condizioni igienico sanitarie delle comunità coinvolte, una altrettanto sensibile limitazione della trasmissione e diffusione di infezioni, ma anche una drastica riduzione del rischio di morte per disidratazione nei bambini e negli anziani.

L’acqua del progetto “Water Truck” copre bisogni compositi e non solo disseta ma contribuisce sensibilmente, tout court, alla quotidiana qualità della vita.

In sinergia poi con le strutture scolastiche realizzate insieme al partner locale Fondazione Saint Luc, sono state realizzate Water Tower e punti di accesso all’acqua presso le realtà didattiche in cui è coinvolta ABF, con rubinetti ad uso degli studenti e del personale formativo, ma anche con punti di accesso all’acqua sulle mura esterne delle scuole, e dunque a disposizione dell’intera comunità.

Per rendere davvero fertile l’atto di celebrare, di onorare una ricorrenza, sta a ciascuno di noi colmarla di senso, di valori, di gesti concreti. Vale per ogni commemorazione, per ogni anniversario. Vale anche per il World Water Day, che dal 1992 offre l’opportunità per fare il bilancio su quanto fatto e su quanto ancora da fare, nella volontà che l’acqua non venga mai più sprecata, adulterata, sottratta.

«Negare l’acqua», sono parole di Papa Francesco, «significa negare dignità e vita». Non che manchino notizie confortanti e motivi per essere cautamente ottimisti. Ma è fondamentale che ogni persona di buona volontà faccia la sua parte. Ciascuno può fare qualcosa in prima persona, anche sostenendo i progetti mirati di ABF, affinché l’acqua (che, come ha ricordato il nostro fondatore, «muove e nutre e collega milioni di persone, fin dalla nascita della civiltà umana»), sia un bene davvero comune, e nessuno venga lasciato indietro.